LA CINA E’ PIU’ VICINA GRAZIE ALL’ICE CHE AIUTA LE IMPRESE ITALIANE AD ESPANDERSI NEL PAESE DEL DRAGONE. I SETTORI SU CUI PUNTANO I CINESI SONO LIFESTYLE, ABBIGLIAMENTO E FILIERA ABITATIVA

Si è parlato di internazionalizzazione, joint venture italo-cinesi, collaborazioni, scambi commerciali. Si è parlato di espansione in venti città cinesi anziché in cinque. È questo l’obiettivo che nei prossimi anni dovranno realizzare le imprese italiane che vogliono esportare le loro merci in Cina. A dichiararlo è Riccardo Monti, presidente dell’Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, durante un incontro con la stampa presso l’Ambasciata italiana a Pechino, a margine del Global Services Forum dell’Unctad (la conferenza dell’Onu sul commercio e lo sviluppo) che si tiene in questi giorni nella capitale cinese. Monti ha sottolineato come l’export italiano verso il Dragone sia cresciuto del 7% lo scorso anno, mentre arretravano le quote di Francia e Germania. “Con l’aiuto delle istituzioni si può fare molto in Cina, anche se è un mercato difficilissimo, dove sono già presenti mille aziende italiane”. Chi vorrà fare business nel Dragone dovrà approfittare del maxi-piano di urbanizzazione – ancora in attesa di essere approvato ufficialmente – che prevede, secondo quanto annunciato a marzo scorso, lo spostamento di circa 400 milioni di persone dai piccoli centri alle città di seconda fascia, creando un mercato estremamente appetibile per le imprese italiane. “Puntiamo sui prodotti della fascia del bello e ben fatto – spiega il presidente di Ice – che possono valere volumi importanti”. La Cina si conferma un mercato prioritario dove “non si può pensare di entrare senza investire”, continua Monti. “La meccanica italiana che incide per una buona fetta di questo 7% può e deve giocare un ruolo centrale in futuro”. Grandi aspettative anche in tutta la filiera dell’ambiente, soprattutto nei processi di bonifica. “L’ingegneria ambientale è un settore molto importante e articolato, il vero tema è stabilizzare questa filiera in Cina: soprattutto se si parla di bonifiche -di cui la Cina ha bisogno- e soprattutto per i corsi d’acqua, dove l’Italia è un paese leader”. Tra gli altri settori su cui l’Italia deve puntare c’è quello dell’abbigliamento, del lifestyle e della filiera abitativa, che in Cina è destinata a crescere di circa duecento milioni di nuove unità nei prossimi anni. Nonostante lo scorso anno sia stato molto difficile a causa del terremoto che ha colpito l’area del modenese, che esporta molto verso la Cina soprattutto nel settore della meccanotronica, ci sono segnali rassicuranti per il futuro, come il successo di Salone del Mobile e Vinitaly che hanno visto crescere l’interesse dei cinesi nel nostro Paese. “In questi settori decisivi – sostiene Monti – è in corso un consolidamento della nostra posizione”. Monti riflette anche sul modo in cui è cambiata l’immagine del made in Italy in Cina negli ultimi anni. “Siamo passati dall’essere considerati produttori di beni di lusso a produttori di beni che molte decine di milioni di consumatori possono permettersi di comprare”. La situazione economica attuale potrebbe essere positiva per l’export italiano: “Siamo indirizzati verso il riassorbimento del deficit strutturale e la Cina sta passando da un’economia fondata sulle esportazioni a una trainata dai consumi interni”. Monti accenna anche alla disputa sui pannelli solari che divide Cina e Unione Europea e che il 6 giugno prossimo potrebbe portare all’introduzione di dazi provvisori pari al 47% del valore dei moduli importati da Pechino. “Il voto del 27 maggio non è vincolante – spiega il presidente dell’Ice – non mi aspetto contromisure particolari da parte cinese su questioni del genere. Spero che alla fine la disputa si risolva in una situazione negoziata più ampia con la Cina”. Un ultimo cenno, il presidente dell’Ice lo dedica alla possibilità di investimenti in Italia della China Investment Corporation: il fondo sovrano cinese ha “un input forte a globalizzare e ha risorse ingenti dal punto di vista finanziario, in più – conclude Monti – l’Italia è un’economia molto diversificata e interessante per loro”.