SALONE DEL LIBRO, NAPOLI SI RIBELLA ALLO STRAPOTERE DELLE FIERE DEL NORD

Qualcuno le ha già chiamate “le quattro giornate di Napoli”. Non è l’insurrezione dei napoletani contro l’occupazione delle truppe nazifasciste ma le quattro giornate di ribellione di Napoli alla occupazione economica quasi militare della cultura di questo Paese dalle ricche città del Nord. Napoli ha finalmente un suo Salone del Libro. Non bisogna per forza andare a Torino o a Milano per sapere che cosa accade nel mondo dell’Editoria. A dieci anni dalla chiusura di Galassia Gutengerg, una bella fiera del libro, l’unica che si teneva sotto il Tevere, Napoli ha ritrovato la sua vocazione di capitale culturale, anche dell’editoria, grazie allo spirito di iniziativa del comitato Liber@Arte composto dagli editori Diego Guida, Alessandro Polidoro, Rosario Bianco, con la direzione artistica di Francesco Durante, giornalista intelligente e scrittore di grande cultura. L’idea del Salone di Napoli ha una ambizione: federare tutti i festival letterari meridionali unendo così le forze. Con questa forza si può poi dare corso ad una formula nuovo per proporre nuovi grand tour a scrittori internazionali. Napoli ed il Sud meritano questa attenzione. E la dedizione di chi ci sta provando è foriera di successo. Se le prime due giornate di Salone dovevano dare una indicazione, ebbene la direzione é quella giusta. In 48 ore quasi 10mila presenze al Salone.
Un Salone che ha dedicato l’apertura a Philip Roth, il grande scrittore americano appena scomparso, ospitato nel meraviglioso complesso monumentale di San Domenico Maggiore. Centodieci stand, 307 eventi in programma fino al 27 maggio tra convegni, performance, readings e ‘firmacopie’ di autori. E poi, infine, ma non per ultimo,ci saranno anche laboratori per bambini e visite guidate alla scoperta di percorsi letterari insoliti, dal “ventre di Napoli” di Matilde Serao ai Bastardi di Pizzofalcone dello scrittore napoletano più identitario e internazionale del momento, Maurizio De Giovanni.