RITORNA LA MODA DEL VENTAGLIO. DALLA CINA E SPAGNA ARRIVANO QUELLI LOW COAST

Prezioso, ricamato, colorato, dipinto, di carta o di seta, di piume o di madreperla, il ventaglio ha un fascino che si è tramandato nei secoli, e che, ancora oggi, nonostante la crisi e la scarsità di risorse, fa sì che moltissime signore lo considerino immancabile nella borsetta. La fortuna del ventaglio, un po’ in declino negli ultimi anni, ha ripreso a correre anche grazie alle massicce importazioni da Cina e Spagna, Paesi leader mondiali nella produzione di questi delicati oggetti, tanto graziosi quanto utili: chi ancora non ne possiede uno, sicuramente, con l’afa di questi giorni, ha pensato di comprarlo o l’ha proprio acquistato, magari su una delle tante bancarelle in giro per le città. Una vera e propria invasione low cost, che a pochi centesimi assicura un po’ di refrigerio.

“L’idea del ventaglio è antica quanto l’uomo, che ha cominciato a usare come ventaglio la sua stessa mano, ma ad inventare il ventaglio pieghevole, così come noi lo conosciamo e tuttora usiamo, sono stati i cinesi e i giapponesi che si sono ispirati alle ali del pipistrello. Da lì l’invenzione è arrivata in Europa alla metà del ‘500, e ogni corte ha sviluppato produzioni con proprie caratteristiche”, spiega a Labitalia Aldo Dente, studioso e collezionista di ventagli (è stato anche revisore editoriale per De Agostini International dell’Enciclopedia Ventagli da collezione).
Ma non si può proprio dire che il ventaglio sia un prodotto della tradizione italiana. “L’unico momento in cui sono stati prodotti anche nel nostro Paese materiali discreti -dice Dente- è stato nel ‘700 a Napoli e a Roma, quando sul ventaglio venivano dipinte vedute dell’eruzione del Vesuvio o delle rovine di Roma. Un vero prototipo -osserva- della cartolina illustrata”. E per fare i ventagli bisognava – diremmo oggi – ‘essere iscritti all’Ordine’. Infatti, in Francia, uno dei luoghi più importanti di manifattura di ventagli, fu il Re Sole, Luigi XIV, a istituire la Corporazione professionale dei fabbricanti di ventaglio, a cui si accedeva per diritto ereditario e dopo almeno 4 anni di praticantato presso un maestro artigiano. “Anche la Regina Anna in Inghilterra riconobbe la ‘Company of fanmaker’ che esiste tuttora”, spiega Dente.
A rendere industriale la produzione dei ventagli furono degli ingegneri austriaci che nel 1859 inventarono i macchinari per la fabbricazione su larga scala. Invenzione che però fu sfruttata appieno in Spagna, che da allora è uno dei Paesi con la più alta produzione di ventagli al mondo.
Ma i ventagli, che nei secoli passati hanno anche avuto una funzione di trasmettere messaggi di guerra o d’amore, suscitano con il loro valore storico, artistico e anche economico, l’attenzione di molti collezionisti, anche nel nostro Paese. “In Italia -dice Dente- ci sono molti appassionati che seguono le aste dedicate solo ai ventagli che si tengono continuamente a Parigi (celebre quella di Drouot Richelieu) e a Londra”.